LA LIBERTÀ DI ESSERE UTILI ALLA SOCIETÀ
-In compagnia di Émile Zola-
Oggi 1° maggio, non vi è molto da festeggiare! Anzi, bisognerebbe non dimenticare le lacrime e il pianto di chi ha perso il lavoro e sta lottando per riaverlo, o per riconquistare una degna occupazione nella società in cui vive.
Ricordiamo tutti, le lotte per i diritti dei lavoratori, originariamente, nate per la riduzione della giornata lavorativa. Una giornata in cui riflettere sul lavoro che manca, che si è perso a causa dell’emergenza sanitaria e che stiamo vivendo da ormai più di un anno. La pandemia da SARS-CoV-2 ha ucciso anche il lavoro, ha annientato i sogni di ogni uomo e ogni donna che scelgono, ogni giorno di andare a faticare per guadagnarsi “un pezzo di pane”, o un euro per sfamare i propri figli. Sembra ostentata letteratura ma non lo è! Infatti, i posti di lavoro, che si sono persi nel mondo a causa del Covid nel 2020–21 sono 255 milioni e forse più…
Le persone hanno abbandonato il mercato del lavoro perché impossibilitate a lavorare a causa delle restrizioni riguardanti la pandemia, mentre un’altra fascia di lavoratori, ma più esigua, ha abbassato la serranda della propria attività per via dei guadagni ridotti nel periodo pandemico, mentre altri ancora hanno addirittura smesso di cercare un impiego. Insomma, perso l’impiego, è persa anche la speranza.
In attesa di tempi migliori, confidando nella ripresa economica, che prima o poi dovrà arrivare, e nella stabilizzazione della situazione sanitaria, in questo giorno particolare, mi è capitato tra le mani: un libro dalla copertina rovinata, in uno scaffale della mia libreria, che ha catturato la mia attenzione: Il ventre di Parigi di Émile Zola (Parigi, 2 aprile 1840–29 settembre 1902). Il volume, redatto dallo scrittore, giornalista, saggista, critico letterario, filosofo e fotografo francese nel 1873, venne inizialmente pubblicato come feuilleton, romanzo d’appendice, dal 12 gennaio al 17 marzo, poi in libro a maggio che raggiunse tre edizioni nel corso di un anno.
Zola è il padre della corrente del naturalismo e della ricerca letteraria sulla realtà nel suo più minimo dettaglio. I suoi romanzi sono veri, spontanei e crudi. Era un uomo disilluso di fronte a tutto il divino in generale e aveva conosciuto veramente la miseria, potremmo dire che teneva molto i piedi per terra e per questo divenne un incallito umanista; fu anche giornalista e si guadagnò da vivere scrivendo articoli e romanzi.
Naturalmente, molti di voi conoscono Zola, figlio del verismo, e hanno già letto i suoi romanzi come “VENTRE DI PARIGI”, alcuni lo leggeranno mentre altri non lo leggeranno mai…
e allora ho pensato di scrivervi la sintesi del romanzo… per farlo pregustare, a chi vorrà conoscerlo o leggerlo in futuro.
VENTRE DI PARIGI
-Émile Zola-
(Storia di sensi, di reflussi convulsi. Storia di sotterranee vicende, maleodoranti, carni putrescenti, pesci desquamati, frutti marci. Cibi da vendere, vite da vendersi. Ambizioni, menzogne, ideali perduti. Coscienze da mercato, leste ad essere mercanteggiate. Storie di tavoli sbilenchi, assiti lerci, zaffate nauseabonde. “Ventri obesi e mani sudate” per dirla come il poeta. E qualche anima sospesa, tra il bene e il male, ben presto consapevole di quanto sia difficile restare sospesi, tergiversare. Si finisce per tendere la mano là dove il braccio della bilancia riesce meglio a far fruttare. Storia di un mercato, il grande ventre, entro il quale strisciano tutte le miserie umane, declinate in maniera così sottile da far rabbrividire. Eppure, così è, se vi pare.)
-SINTESI DEL LIBRO-
“Florent è scappato dalla Cayenna, dove era stato deportato per i suoi trascorsi di rivoluzionario, e giunge stremato a Parigi. Il caso lo porta ai mercati, il “ventre” di metallo in cui regna un caos di rivalita` e pettegolezzi fra il popolo delle botteghe e dei banchetti, e quindi al fratello Quenu, che è diventato ricco grazie all’eredità dello zio e all’oculata e onesta gestione della moglie, Lisa Macquart, già assistente dello zio. Quenu accoglie il fratello, che lo ha cresciuto come un figlio, a braccia a parte, e Lisa gli offre subito la sua parte di eredita`, che Florent peraltro rifiuta. Per proteggerlo dalla polizia, i due inventano la storia che si tratti di un cugino di lei. L’amico Gavard, che condivide le sue idee rivoluzionarie, è l’unico a conoscere la verità ed è lui a trovare un posto a Florent, come ispettore del settore del pesce. Lì Florent fa la conoscenza e diventa amico della “Normanna”, Louise Mehudin, nemica giurata di Lisa. Louise conta così di vendicarsi della rivale. La zitella Saget è esemplare del modo in cui i pettegolezzi alimentano la rivalità e cercano disperatamente argomenti per causare tragedie. Gavard convince Florent a tornare alla politica. Con un gruppo di amici, progettano l’insurrezione. L’amicizia con la Normanna costa a Florent quella di Lisa, che adesso lo mette a disagio. La Normanna fin dall’inizio ha puntato a seminare zizzania, ma Florent non vede tutte queste tresche meschine. Anzi, da` persino lezioni gratuite al figlio della Normanna, Muche. Lisa viene quasi violentata da Marjolin, un giovane orfano che lei aveva preso sotto la sua protezione e che è legato a un’altra diseredata, Cadine. Lisa è spaventata e irritata dall’attività politica di Florent, che li espone a dei pericoli ed è comunque rivolta contro il regime a cui lei deve il benessere. Alla figlia Pauline di Lisa la perfida Saget riesce ad estorcere quanto basta per capire che Florent non è un cugino e per ricordare un fratello di Quenu deportato alla Cayenna. Nel giro di pochi minuti tutto il mercato conosce la storia. Lisa, terrorizzata, va a denunciare Florent alla polizia, un gesto inutile, in quanto la polizia ha già ricevuto decine di denunce anonime, nelle quali Lisa riconosce le calligrafie di tanti “amici” del mercato. Quando la polizia perquisisce il suo alloggio, anche la Normanna è pronta a rinnegare Florent. E`, se non altro, l’occasione per riconciliarsi con Lisa, evento che attira le pettegole più dell’arresto di Gavant e di Florent. L’unico ignaro è Quenu. Tutti gli altri hanno cospirato contro Florent. Gavant e Florent vengono condannati alla deportazione, mentre al mercato la vita riprende come sempre. Protagonista della romanza è in primis la rivalità fra Lisa e la Normanna, e in secondo luogo il coro dei pettegoli. Florent è semplicemente la vittima di turno, che serve ad alimentare l’odio che è la linfa vitale dei mercati.”
RECENSIONE
Al fianco di Quenu c’è la bella Lisa, sua moglie, dal carattere forte e dominante. Insieme decidono che per coprire il fratello, evaso, bisognerà presentarlo come un cugino. All’inizio Florent, ancora scosso dalle grandi sofferenze e pene subite in esilio, stenta ad abituarsi a questa nuova città dove tutto è “grasso”. Poi piano piano accetta di sostituire l’ispettore del pesce nel mercato generale delle Halles, il vero protagonista del romanzo. Florent, tuttavia, non è contento della sua vita e non riesce a dimenticare i soprusi subiti; sarà proprio questo suo malessere, insieme alle sue idee repubblicane, a portarlo ad organizzare un ingenuo complotto rivoluzionario per rovesciare il regime. Florent, però, non ha fatto i conti con la “plebaglia” delle Halles, ignorante e conformista, disposta a vendere qualsiasi cosa pur di migliorare la propria misera vita. E così Florent, insieme all’amico Gavard, verrà arrestato e condannato nuovamente.
Si tratta di un romanzo sociale molto importante per capire la società francese nella seconda metà del 1800. Come detto, il vero protagonista del romanzo è il mercato generale delle Halles, che regola la vita di tutto il basso ceto parigino. Le descrizioni di Zola sono talmente dettagliate che sembra davvero di poter osservare le montagne di cibo, ascoltare i rumori assordanti e immergersi negli odori penetranti. Questo aspetto, tuttavia, costituisce anche un limite perché con il passare del tempo risulta un po’ noioso. Anche i personaggi sono descritti in modo preciso ed hanno una personalità ben delineata.
Il romanzo, quindi, lo consiglio a chi vuole immergersi nelle atmosfere dell’epoca per capire la psicologia della società, i meccanismi e, in generale, il sistema sociale. Una società, come dice Zola, che si divide in “Magri” e “Grassi”: con i primi che ambiscono a diventare “Grassi” e i secondi che diffidano dei primi perché vogliono mantenere il proprio status. Da questo emerge l’assenza totale di una coscienza civile e dell’interesse per il bene comune. Alla base di questa concezione vi è l’incapacità di abbattere, nella Francia ottocentesca, le barriere sociali e liberarsi del conformismo imposto dal potere. E a fare le spese di questa situazione sarà il povero Florent, ingenuo e bonaccione, che si troverà di nuovo condannato alle pene dell’esilio.
Il libro fu scritto nel 1873, si può ben vedere come questo libro sia soprattutto un romanzo politico e un attacco alla furiosa repressione della Comune del 1871. Verso la conclusione si può notare un certo sentimentalismo atipico nello scrittore crudo e verace, quando Florent, prima di esser portato via dagli agenti, torna nella sua camera, liberando dalla gabbia un uccellino e guardandolo volare sopra le Halles.
Credo che Zola, in conclusione volesse far emergere un pensiero ben preciso e importante: portare avanti la verità sempre e comunque.
Basta riflettere su questo suo scritto: “La verità, la dirò io, poiché ho promesso di dirla, se la giustizia, regolarmente osservata non la proclamasse interamente. Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero abitate dallo spirito dell’uomo innocente che espia laggiù nella più spaventosa delle torture un crimine che non ha commesso.”
L’esigenza di parlare, la fermezza morale, il coraggio di esporsi e la lucida descrizione della realtà sociale nella sua complessità convergono tutti nell’estro di una delle figure più rappresentative della letteratura francese della seconda metà del XIX secolo.
Teresa Averta